Aurelia, Aurélia by Kathryn Davis

autore:Kathryn Davis [Davis, Kathryn]
La lingua: ita
Format: epub
editore: 8tto
pubblicato: 2022-11-09T22:00:00+00:00

8

Storia di fantasmi numero uno

Mi dirigevo a nord in treno. Andavo in un posto dove ero stata invitata, un impegno che mi sarebbe stato ricompensato profumatamente, per quanto fossi molto più felice di viaggiare in treno che di arrivare dove ero diretta. Il cielo si stava incupendo; nevicava. Dapprima era una nevicata leggera ma presto si intensificò, la neve si fece pesante e coprì i binari. La neve copriva i binari e si stava accumulando. Il frenatore ci disse che non ce l’avremmo fatta a raggiungere la nostra destinazione.

Il signore seduto davanti a me obiettò qualcosa; l’avevo notato quando era salito due fermate dopo di me. Era attraente, il suo volto aveva l’aspetto argenteo e incorruttibile di un dagherrotipo, la sua voce, benché profonda, non mi colpì le orecchie ma il lobo frontale. Che cosa poteva avere da obiettare? Sembrava che gli avessero servito un cocktail che stava sorbendo con minuscoli, fastidiosi e sonori risucchi. I binari erano inagibili, spiegò il frenatore. Non sapeva che nome avesse la bufera in atto, ma era tanto importante da meritarne uno. L’attraente signore mi guardò alla ricerca di supporto, un ruolo che spesso mi viene richiesto in quanto vedova. Ce l’hai scritto in fronte, vedova, anche se da tempo hai smesso le gramaglie. Ricambiai il suo sguardo, poi mi voltai verso il finestrino.

Dove eravamo? Vedevo degli abeti, le luci delle case così lontane da sembrare stelle. Dovevamo scendere dal treno, disse il capotreno. Ci trovavamo da qualche parte tra il punto in cui eravamo partiti e il punto in cui pensavamo di essere diretti. Aveva un nome quel posto?

A mio marito piaceva sempre sapere dove si trovava – un altro modo per dire che gli piaceva sapere dove era stato o dove sarebbe andato. Dall’auto gli piaceva richiamare l’attenzione sul bell’edificio bianco nel campus universitario dove si trovava il suo ufficio dicendo: “Io lavoro lì”. Quando si andava in centro a piedi gli piaceva indicare un punto dall’altra parte della strada davanti alla banca e dire: “Lì è dove prendo l’autobus”. Una volta in autostrada ha detto: “Quella è l’uscita dove siamo finiti a mangiare dolci alle noci pecan da Stuckey dopo che quel TIR si è piegato in due davanti a noi”. Succedeva in continuazione. La PBS trasmetteva un documentario sulle cascate Iguazu in Brasile e lui diceva: “Ci sono stato” con la stessa equanimità con cui diceva di essere stato in una taverna a Newark nel Delaware, perché non lo faceva per vantarsi, ma per rivendicarne il dominio. A differenza di me, considerava il pianeta, tutto quanto, casa sua.

Senza sapere dove eravamo finiti, raccogliemmo i nostri bagagli e, dal calore oppressivo della carrozza di prima classe col suo odore di imbottiture umide e naftalina, scendemmo nel freddo che pizzicava il naso, la neve al ginocchio e un fronte di vento che avanzava verso di noi. Il frenatore aveva spalato un sentiero di fortuna su per un pendio di erba gelata che portava a una strada secondaria dove ci aspettava un minivan con il motore acceso, al volante un tipo corpulento con una giacca a vento arancione.

scaricare

Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.